IL GIOCO
(definizioni e indicazioni, per grandi e piccoli) 1 

Ulisse02

Il mondo degli adulti è suddiviso in discipline, quello dei bambini è ancora tutto intero.  Occorre esplorarlo, cercare un sentiero, percorrerlo o navigarlo 2.  
Attraverso la ricerca e la scoperta si attivano percorsi cognitivi, si scoprono relazioni, si sperimenta.

Il gioco è un'esigenza fondamentale comune a tutti gli uomini e donne di qualsiasi età, epoca e cultura; un tipo di attività che si esprime in molteplici forme e con diversi gradi di complessità.
Nella sua dimensione sociale i tratti caratterizzanti sono i seguenti:

  • attività liberamente scelta, quindi piacevole;
  • attività complessa in cui confluiscono numerose esigenze collegate all'età, al sesso, al ruolo, allo status, alla educazione ricevuta, alle consuetudini, alla classe sociale o al gruppo di appartenenza;
  • attività ricreativa e catartica in quanto consente all'individuo di elaborare comportamenti in cui esprime la propria intelligenza e soggettività;
  • espressione spontanea della cultura di una società.
Nel gioco la cultura rappresenta se stessa e tende a riprodurre, in forma sdrammatizzata, esperienze che hanno un peso importante nel vissuto sociale. Per il fanciullo questa attività ha connotazioni cognitive molto importanti ed assume un ruolo determinante nella sua formazione e maturazione globale. Egli vive le proprie esperienze senza ansia o angoscia; in sostanza, nel gioco dimensiona cose persone o situazioni a propria misura, collocando il tutto sotto il proprio controllo emotivo. Nella dimensione ludica sono comprese anche le attività motorie presportive e sportive in quanto organizzate regolamentate ed innestate su vissuti affettivi e cognitivi.

Il gioco si caratterizza anche per i seguenti elementi:

  • comprende momenti di incertezza controllabili emotivamente;
  • rende tutti partecipi alla comune attività del gruppo, grazie a normative semplici e condivise, facilmente modificabili.  Le difficoltà vengono superate dal singolo all'interno del gruppo;
  • rende possibile la realizzazione dei propri bisogni psico-emotivi, grazie alla possibilità che offre di costruire simbolicamente una propria realtà fittizia.
Il gioco è quindi un mondo fantastico e reale nello stesso tempo, un contesto di comunicazione e apprendimento di comportamenti sociali, un'attività biologica primaria, indispensabile per mantenere un buon equilibrio neurodinamico, anche perché permette di liberare il "surplus energetico" tipico dell'età evolutiva.
Solamente attraverso il gioco l'individuo, specialmente in età preadolescenziale, può liberamente esternare la propria esuberanza vitale, anche se bisogna sempre tenere presente che il gioco è un insieme di regole.

Compito dell'insegnante è tuttavia quello di non permettere che la forma ludica venga mortificata da regole troppo rigide.  Con il gioco si realizzano anche le condizioni neuro-psico-motorie che, grazie alla possibilità di realizzare molteplici esperienze, permettono diverse modalità esecutive del movimento nella coordinazione, precisione, funzionalità ed efficienza.

I prerequisiti funzionali più importanti sono:

  • strutturazione dello schema corporeo;
  • acquisizione e controllo degli equilibri (statici, statico-dinamici, dinamici);
  • stabilizzazione e controllo della lateralità;
  • coordinazione senso-motoria;
  • organizzazione spazio-temporale;
  • controllo posturale e coordinamento dinamico generale;
  • adeguatezza degli schemi posturali motori.
Va inoltre sottolineato come, dalla prima infanzia fino alla maturità ed oltre, ogni attività motorio-sportiva (e non solo quella !) ha sempre nella motivazione ludica una componente fondamentale. Questo fatto ha conseguenze metodologiche importanti che condizionano l'insegnamento dei primi elementi del gesto tecnico sportivo, da collocarsi in un contesto ludico: senza mai avere carattere di estrema specificità e monotonia, ma destare interesse e curiosità nell'apprendimento.

Ampio spazio andrà sempre riservato al miglioramento di tutte le capacità motorie, soprattutto con esercitazioni di gruppo e con partner, giochi di squadra, a coppie, piccoli elementi di acrobatica, uso di attrezzi ginnici, etc.

Come per la maggior parte dei compiti di un genitore, trovarsi coinvolti attivamente e parlare con i ragazzi/bambini della loro vita è molto importante: essere fieri del talento dimostrato, condividere vittorie e sconfitte, commentare quanto appena accaduto, aiuterà lo sviluppo di attitudini e qualità positive.
Lo Sport aiuta i bambini nello sviluppo delle capacità fisiche, nell'apprendimento di esercizi di vario genere, nelle amicizie, nello svago, nel gioco di squadra, nel rispetto del principio di lealtà promuovendo l'autostima.  Ma attenzione alla "vittoria ad ogni costo": tale aberrazione, messa purtroppo in risalto dall'aspetto economico che gravita intorno a certe attività, è lesiva della sensibilità dei più giovani e crea un ambiente poco sano. Vale la pena ricordare che gli atteggiamenti acquisiti dai bambini nello Sport si riflettono per il resto della vita.
Per questo i genitori dovrebbero partecipare attivamente  all'accrescimento delle "facoltà sportive"

  • contribuendo a fornire un supporto emotivo positivo,
  • presenziando a qualche manifestazione per poi commentarla insieme,
  • manifestando, serenamente, delle reali aspettative dai propri figli,
  • essendo informati sul tipo di attività praticata,
  • incoraggiandoli a parlare delle esperienze vissute con l'allenatore e gli altri compagni,
  • sostenendoli nella gestione delle piccole difficoltà.
Sebbene questo richieda del tempo e crei i presupposti per la pianificazione di un lavoro vero e proprio, tutto ciò permette l'acquisizione di una "familiarità" circa la conduzione degli allenamenti ed il valore attribuito globalmente al contesto ginnico.

Il comportamento del campione deriva da una combinazione fra i consigli dell'allenatore e le nostre discussioni sul significato dell'essere sportivi e leali.

E' anche importante valutare il punto di vista dei nostri ragazzi in qualità di osservatori di un evento sportivo. Al verificarsi di un episodio discutibile, è opportuno provare a fornire delle soluzioni alternative sulla gestione della situazione. Ad esempio, benché riconosciamo che nella concitazione possa essere difficile mantenere il controllo ed essere rispettosi degli altri, sarà importante insistere sul fatto che la mancanza di rispetto non può essere, in assoluto, accettabile.

Rammentiamo che il successo non coincide con la "vittoria" e la sconfitta non coincide con il "perdere".

    Talvolta può essere utile avere un colloquio con l'allenatore in forma privata, tenendo conto della sua originale personalità.  Da adulti, potremo argomentare insieme su ciò che sembra più adatto per il corretto apprendimento dell'allievo/allieva; sarà possibile spiegare la propria opinione su come trattare, individualmente, i nostri figli.
    Le lezioni apprese durante l'attività sportiva contribuiranno alla costruzione di quei Valori che formeranno gli adulti di domani.


Nota 1 :
    Difesa del bambino significa anche difesa da ogni violenza, scoperta e occulta, sottile e grossolana, al di fuori della famiglia, ma anche al suo interno: difesa da ogni violenza fisica e psicologica.
La Società stessa, "agenzia  principale" di difesa dei bambini, è anche la fonte maggiore delle minacce e dei pericoli che questi corrono.  E' necessaria quindi una profonda presa di coscienza da parte di ciascuno;  ogni persona di buona volontà dovrebbe "adottare" tutti i bambini e farsi carico della loro difesa, del loro sviluppo armonico e della loro crescita.
    Per fare ciò riteniamo importante e urgente conoscere veramente esigenze e problemi dei piccoli, in cui si concentrano tanti desideri, speranze e (purtroppo) tante violenze;  conoscere i bambini per proteggerli, amarli, comprenderne meglio il "funzionamento" e le reali necessità.
Il sistema 'bambino-genitori' viene continuamente messo alla prova: in età scolare si sentirà dire "Come farà quando i compiti aumenteranno?",  "Come farà se già ora non riesce a stare seduto o zitto?".
Vorremmo accorgerci delle situazioni in cui il rapporto fra genitori e bambini sia in difficoltà.  Se si è capaci di aspettare, la crisi di solito passa;  il bambino prende il ritmo, si adatta e trova un tempo per fare i compiti ed un tempo per correre e giocare.
    La solitudine e l'incertezza appaiono come condizioni da combattere per migliorare il benessere e la salute dei nostri figli poiché, quando ciò accade, diventa possibile impedire che i problemi di oggi diventino successivamente più grandi.

Nota 2 :
    I bambini, forse, pensano o potrebbero pensare come i filosofi presocratici:  alla ricerca di una spiegazione dell'Universo, di un elemento o combinazione di questi (acqua, aria, terra, fuoco) per dare un senso alla molteplicità del reale.


Altri riferimenti :

'Insegnare ed apprendere' (note di pedagogia, a cura di A. Spadaro, sacerdote gesuita)

'Dalla parte dei bambini' (di V. Andreoli, ISBN 88-17-85257-0


 

 Descrizione dell'immagine

<= Cultura e Sviluppo dell'Autodifesa <=


Descrizione dell'immagine

- Nota  di 'Publishing -