Questa mia riflessione sull’argomento ebbe inizio osservando che i Social Media, filtrando e amplificando selettivamente i contenuti, creavano spesso vere e proprie “bolle informative":
un
ecosistema nel quale ciascun Utente è sempre più esposto a notizie ed opinioni che confermano le sue convinzioni,  mentre quelle contrarie vengono ignorate o sminuite. 

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Il fenomeno è piuttosto rilevante: l’entropia informativa che ne deriva – l’aumento di dati contraddittori e spesso fuorvianti – rischia di erodere il terreno comune di fatti e valori su cui si regge la convivenza democratica.
A livello individuale, tale polarizzazione si fonda  sul meccanismo cerebrale del senso di gratificazione relativamente alle informazioni confermative; rafforzando i circuiti sinaptici che le elaborano. Parallelamente, la plasticità sinaptica – attraverso specifici processi (‘LTPpotenziamento a lungo termine ed ‘LTDdepressione a lungo termine) – consolida le connessioni già attive e depotenzia quelle che entrano in conflitto con idee preesistenti. 
In questo modo, il nostro cervello diventa
progressivamente “intrappolato” in reti di attrattori:  'pattern'di attivazione abituali che scartano ogni input discordante, alimentando un bias  di  conferma che dal singolo individuo si proietta sul piano sociale.
È qui che emerge la cosiddetta “profezia autoavverante”:  più crescono le convinzioni radicate, più si cerca e si diffonde materiale omogeneo, frammentando la società in “bolle  impermeabili” che a loro volta plasmano comportamenti concreti: la percezione di un “altro” marcatamente ostile, l’abbandono del dialogo, la sfiducia verso le istituzioni e la tentazione di ricercare soluzioni autoritarie o populiste diventano realtà sociopolitiche esattamente come inizialmente temuto. Il risultato è un indebolimento delle istituzioni democratiche su più livelli, facendo svanire quel vocabolario comune che - al contrario - permette il compromesso e la mediazione: la polarizzazione alimenta la narrazione secondo cui “la democrazia è corrotta o inefficace”, giustificando il  ricorso a scorciatoie antidemocratiche:

Personalmente, ritengo che questa spirale non sia inevitabile. Per contrastarla serve un approccio multilivello, che parta dall’educazione mediatica e civica, insegnando fin dalla scuola a riconoscere le fonti attendibili, individuandone gli eventuali bias cognitivi.
Occorrono regolamentazioni che impongano trasparenza sugli
algoritmi delle piattaforme e ‘audit’ indipendenti, insieme a spazi – sia fisici che digitali – di confronto plurale tra cittadini, esperti e istituzioni. 
La diversificazione delle fonti, incentivata da piattaforme
aggregatrici e progetti di ‘fact-checking’, potrà restituire quindi all’Utente un panorama informativo più ricco e meno polarizzato.
Guardando al futuro, due scenari si profilano: 

Un’ultima considerazione, di natura filosofica, mette per esempio in luce l’analogia tra le monadi di Leibniz e le nostre bolle informative: entrambe sono entità autocontenute che “riflettono il tutto” da un punto di vista soggettivo.  Mentre però le monadi sono armonizzate da un principio divino che ne garantisce la coerenza, le bolle digitali vivono in una disarmonia frammentata. 
A tale disordine si potrebbe rispondere con
un  progetto etico e tecnico volto a ricostruire l’armonia perduta, disegnando algoritmi trasparenti e partecipando a reti – anche istituzionali – che valorizzino la molteplicità senza rinunciare al dialogo; per comprendere ed interpretare il mondo e l'esperienza umana attraverso una lente che metta in risalto - per l'appunto - gli aspetti interconnessi, relazionalità e interdipendenza.
Si tratta di un'esplorazione del significato e del valore della
connessione in vari ambiti, dalla Natura all'umanità, dalla società alla spiritualità, in un'ottica non confessionale e aperta a diverse prospettive.
Insomma,  comprendere  le basi (anche elettriche e) psicobiologiche di bias e polarizzazione apre la strada ad interventi innovativi – dalla neuromodulazione non invasiva al training cognitivo, passando per pratiche di mindfulness.
Tuttavia, il vero snodo resta sempre collettivo: riscoprire, insieme, un campo comune di
verità e responsabilità democratica.



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( ultima  rev.  Giu. 2025 )
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